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Sindaco di Napoli > Ma chi è
Ateneo risarcito dopo il procedimento della Corte dei conti. Fatti contestati prima dell’elezione a sindaco di Napoli
Il sindaco Gaetano Manfredi patteggia 210.000 euro di risarcimento alla sua Università — la Federico II — e chiude così il procedimento a suo carico aperto dall’inchiesta della Procura della Corte dei conti della  Campania per gli incarichi professionali che l’ex rettore e ministro ha  svolto dal 2007 al 2019, ben prima della sindacatura. Alcuni di essi,  secondo i magistrati, assolutamente incompatibili con il suo ruolo di professore universitario.  Altri che avrebbero richiesto — è la tesi della Procura —  l’autorizzazione da parte dell’ateneo, in considerazione della  circostanza che il docente di Ingegneria aveva adottato il regime del  tempo pieno. La vicenda giudiziaria nasce con l’atto di citazione del 27  marzo scorso attraverso il quale la Procura contabile aveva chiesto per  Manfredi la condanna a restituire 763.063 euro all’Università.  Il pubblico ministero faceva presente che aveva ricevuto una  segnalazione dalla Guardia di finanza, acquisita il 16 ottobre 2017 e  poi integrata dalle relazioni dell’11 agosto e del 3 ottobre 2022.
Danno erariale
Segnalazione relative ad un danno erariale conseguente allo svolgimento «di innumerevoli incarichi professionali».  L’invito a dedurre è stato notificato a Manfredi poco più di un anno  fa, il 13 ottobre 2022. Il docente e sindaco aveva poi inviato note  difensive ed era stato ascoltato personalmente dai giudici.  Ciononostante a marzo di quest’anno la Procura della Corte dei conti  aveva esercitato l’azione di responsabilità ed aveva notificato all’ex rettore l’atto di citazione.  Nella prospettiva dell’accusa, l’illecito amministrativo di Manfredi  sarebbe dipeso «dalla condotta con la quale l’interessato avrebbe  intenzionalmente svolto, in modo sistematico e continuativo, attività esterne in favore di committenti pubblici e privati,  in spregio della normativa sul cumulo di impieghi ed in violazione dei  propri obblighi di servizio inerenti il rapporto di lavoro a tempo pieno  in qualità di docente universitario, omettendo di versare all’ateneo  federiciano i cospicui compensi guadagnati all’esterno».                                                         
                
Rito abbreviato
In estate la vicenda ha avuto il suo punto di svolta. Manfredi, infatti, patrocinato dagli avvocati Silvia Tuccillo ed Antonio Liguori,  ha avanzato istanza di rito abbreviato. Quest’ultimo prevede che un  destinatario di un atto di citazione della Procura contabile possa concordare il pagamento in forma ridotta,  per una somma non superiore alla metà di quella contestatagli nell’atto  di citazione, senza che si debba arrivare alla sentenza, usufruendo  così di un drastico sconto. La Procura della Corte dei conti della  Campania ha espresso parere favorevole alla istanza di Manfredi il 19  luglio scorso e ci si è accordati per la restituzione alla Federico II  da parte del sindaco ed ex rettore di 210.000 euro. Circa il 30% rispetto all’ammontare iniziale della contestazione  recapitatagli dai magistrati contabili. In subordine i legali dell’ex  ministro avevano invano chiesto la prescrizione dell’azione contabile.  Avevano inoltre sostenuto «l’insussistenza degli elementi costitutivi  della responsabilità». Il 14 settembre si è svolta l’udienza camerale  durate la quale Procura della Corte dei conti e sindaco di Napoli hanno  dato atto al collego giudicante di avere concordato la cifra che sarà  restituita da Manfredi all’ateneo federiciano. Il 17 ottobre l’ex  rettore ha depositato la documentazione che attestava l’avvenuto  pagamento di 210.000 euro.
                
Spese di giudizio
Il collegio presieduto dal giudice Michele Oricchio ha dunque preso atto dell’epilogo della vicenda, ma ha condannato il sindaco di Napoli a saldare le spese di giudizio,  che saranno definite a margine del procedimento. Quello che ha  coinvolto Manfredi non è il primo caso di giudizio promosso dalla Corte  dei Conti nei confronti di docenti degli atenei campani — soprattutto  ingegneri e commercialisti — i quali, negli anni passati, avrebbero  svolto incarichi professionali senza l’autorizzazione dei propri atenei ed in contrasto con il regime universitario di tempo pieno.
Alcuni  di questi procedimenti si sono conclusi con condanne a risarcire. Altri  con la prescrizione. Qualcuno con il proscioglimento nel merito.

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